Saper raccontare la propria storia e le proprie ragioni è fondamentale per una comunità che lotta in difesa del posto in cui vive. Il movimento No Tav da 25 anni lo fa bene, in maniera puntuale, con passione e immaginazione. In questi cinque lustri, la fantasia popolare si è cimentata con ogni forma comunicativa possibile: libri, documentari, spettacoli teatrali, canzoni. Quello che mancava era un’opera che mettesse in prospettiva tutte queste storie e tutta questa storia, la lunga opposizione dei No Tav. Quest’opera ora c’è, si intitola Un viaggio che non promettiamo breve, è uscita il 31 ottobre per Einaudi, ed è una tela preziosa, palpitante di vita, di testimonianze, fatti, riflessioni. Un’opera-mondo che sa toccare, commuovere, far indignare.
Wu Ming 1, che ne è l’autore, è venuto domenica a presentarla a Rivalta.
Il pubblico – numeroso, attento, vibrante – è intervenuto con domande e riflessioni. Un ragazzo siciliano ha chiesto: “Cosa possiamo imparare dalla Val Susa e dai No Tav?” La risposta di Wu Ming 1 è stata: “La loro lotta non si può esportare o copiare pedissequamente, ma ci dà due indicazioni preziose: bisogna conoscere approfonditamente il territorio in cui si vive e altrettanto bene l’oggetto contro cui si lotta”.
Il comitato No Tav di Rivalta, che ha organizzato l’evento, e che da 10 anni lotta contro il mostro si è già incamminato su questo sentiero. Non resta che continuare. A sarà dura.