Nell’ambito di Resistenza per tutti – Percorsi di lotta popolare nonviolenta, il 29 ottobre abbiamo incontrato Lorenzo Barbera e la sua compagna Nuccia Tasca al presidio No Tav di Villarbasse.
È stato un incontro emozionante per almeno due motivi:
Il primo motivo è che l’esperienza di quegli anni (siamo tra gli anni 50 e 70) ci ha fatto comprendere concretamente come la disobbedienza civile rimane la via maestra di fronte a situazioni ingiuste in cui governo nazionale e locale, garantendo solo i propri privilegi si dimostrano sordi ai bisogni della popolazione.
Un altro motivo è che le vicende narrate da Lorenzo ci hanno resi partecipi di una lotta di popolo che, dal basso, ha saputo chiedere e pretendere interventi e soluzioni per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968. Azioni dirette, nonviolente e piani di sviluppo economico partecipato.
Ma andiamo per ordine e riprendiamo sinteticamente parti del racconto.
Nel 1957 Lorenzo Barbera insieme a Danilo Dolci e altri compagni fondò il Centro Studi per la piena occupazione della Sicilia occidentale, una struttura che con i mezzi dell’indagine sociale chiedeva alle persone quali fossero i problemi e i bisogni da affrontare. Ascolto, domande e confronto.
Ognuno dei ventiquattro comuni coinvolti, circa duecentoventimila abitanti, diede vita ad un comitato, consapevoli che da soli non si poteva fare nulla. Uno dei problemi principali era quello della carenza di acqua, per cui nacque ad esempio il comitato cittadino per lo sviluppo di Roccamena.
Anche tra i sindaci e i partiti si formarono dei coordinamenti nei 24 comuni.
In quegli anni, in funzione dei piani per lo sviluppo locale e con l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere le autorità statali, Barbera e gli attivisti del Centro studi, diedero vita alla formazione dei pianificatori locali, attraverso seminari di 10 giorni a Trappeto (PA). Nacque così il piano di sviluppo del Belice per la piena occupazione.
Nel 1968 ci fu il devastante terremoto. La popolazione colpita mise in campo delle azioni per chiedere che lo Stato andasse oltre le promesse e sbloccasse i fondi per la ricostruzione. Millecinquecento persone andarono a manifestare a Roma; i comitati decisero che a un governo fuori legge non si dovevano pagare le tasse e lo scrissero su un adesivo che andava a sostituire il bollo auto sulle vetture; smisero di pagare le bollette: i moduli affluivano nei comitati locali e poi venivano spediti a Roma. Il governo dovette poi cedere alla protesta non facendo più pagare le tasse locali.
I comitati intercomunali decisero di chiedere che i giovani potessero prestare servizio civile nella zona del terremoto al posto del servizio di leva. Organizzarono una grande manifestazione che portò migliaia di cittadini davanti alla prefettura di Palermo. Lorenzo racconta di una marcia molto partecipata in cui vennero sequestrati ai partecipanti i bus e tutti gli striscioni. Al punto di ritrovo il ministro Tanassi aveva fatto schierare le forze dell’ordine. Ci furono 5 giorni di sit-in con tende piazzate, fino a che arrivò Carlo Alberto Dalla Chiesa, allora colonnello, per dire che il Ministro Tanassi aveva deciso di incontrare una delegazione.
In quel periodo Lorenzo Barbera e altri compagni furono arrestati per qualche giorno. Successivamente circa tremila persone andarono a Roma a manifestare. A una parte di questi manifestanti fu bloccato il treno che loro avevano già pagato. I manifestati si stesero sui binari: “se non partiamo noi, non parte nessuno”.
Lorenzo racconta che quando si doveva decidere cosa fare in quelle situazioni ci si riuniva per capire cosa voleva fare la gente e poi i rappresentanti dei comitati decidevano l’azione. In siciliano dice Lorenzo si dice “quello che nasce si battezza” nel senso che quello che arrivava lo si prendeva e lo si affrontava. Quella volta poi a Roma ci furono gravi cariche della polizia sui manifestanti con molti feriti. Dopo 10 giorni, in cui la vicenda ebbe una rilevanza sui media, il governo cedette e approvò la legge sul Servizio Civile nel Belice per la ricostruzione e anticipò di qualche anno quella che poi nel 1972 divenne una Legge nazionale che permetteva il Servizio Civile sostitutivo di quello militare.
Nei comuni colpiti dal sisma, i Comitati organizzarono una sorta di giudizio popolare. Per esempio una volta fu “processato” Nicola Mancini che fu condannato a trascorrere in tenda un intero mese con la sua famiglia. Nicola Mancini era presente al giudizio popolare. Certo poi non scontò la condanna.
Un’altra lotta raccontata da Lorenzo fu quella contro l’enfiteusi, un residuo feudale che costringeva i contadini a pagare una gabella agli antichi proprietari dei loro terreni. Lorenzo si impegnò a tessere una rete che impegnava nella lotta 670 comuni. Furono fatti i comitati intercomunali per l’abolizione dell’enfiteusi fino a che, dopo il 1966, si ottenne la legge.
Cosa si ottenne in quegli anni? Per esempio la costruzione della diga sul fiume Belice che rese più giusta ed equa la distribuzione dell’acqua, la costruzione di strade (1500 km di strade asfaltate), l’arrivo dell’acqua potabile nelle case, piani di rimboschimento, la nascita di cooperative per la gestione di cantine sociali.
Dopo il racconto, i partecipanti hanno condiviso riflessioni e fatto molte domande sui metodi di lotta, sulla costruzione del consenso, sui metodi per costruire la partecipazione popolare.
Alcune delle suggestioni che ci hanno lasciato Lorenzo e Nuccia sono state:
- studiare, essere convinti delle motivazioni della lotta ed esserci quando serve;
- le lotte devono essere tenaci, pacifiche e coinvolgenti;
essere eccezionali non è una grande forza. Le avanguardie non sempre sono utili. Ciò che conta è costruire il consenso tra la gente; - non dobbiamo fare danno a persone o cose perché la gente comune non ci capisce e si allontana;
bisogna essere molto determinati ma senza fare danni perché ciò diventerebbe uno svantaggio. Però, un nonviolento non è uno che si ferma di fronte alle ingiustizie; - bisogna cercare di lavorare molto con i giovani e nelle scuole.
Alla fine Lorenzo ci ha lasciato dicendo che ognuno deve trovare la sua strada nella lotta nel proprio contesto locale e che da fuori non si può dire ad altri come si deve agire e quali forme di azioni scegliere.
A noi interessa continuare a riflettere sulle modalità per costruire fronti di opposizione alle ingiustizie e ai soprusi il più possibile inclusivi, popolari, solidali, efficaci. Per questa ragione continueremo a proporre incontri su questi temi. Le strategie sono da costruire sui nostri corpi, le nostre sensibilità, le nostre forze: abbiamo bisogno di spunti e storie, ma nessuno può farlo al posto nostro.
Per approfondire le lotte nella Sicilia occidentale di quegli anni si possono leggere i due testi di Lorenzo Barbera:
– I ministri del cielo, Duepunti edizioni
– La diga di Roccamena, I quaderni del Battello Ebbro
andare sul sito del CRESM per conoscerne la storia e le attività: www.cresm.it, e infine i numerosi testi di Danilo Dolci.