Dieci anni e aver voglia di crescere ancora.
Breve storia collettiva del comitato #NoTAV di #Rivalta

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Gino: Nei primi anni ’90, percorrendo in automobile la Valle di Susa, avevo notato per la prima volta, in alto, ben visibili sulle rocce, delle grandi scritte in vernice bianca NO TAV. Le scritte erano state fatte da alcuni abitanti della valle che si opponevano al progetto per la costruzione di una nuova linea ferroviaria, un Treno ad Alta Velocità, che avrebbe dovuto percorrere l’intera valle, territorio già molto “sfruttato” dalla presenza di due strade statali, una linea ferroviaria e dalla autostrada Torino-Bardonecchia, allora in costruzione.

Gianni: Oggi, 20 dicembre 2016, è stato ratificato in Parlamento a grande maggioranza l’accordo Italia-Francia che da il via libera definitivo allo scavo del tunnel di base della Torino-Lione.
Oggi, mi sento orgoglioso di far parte del Movimento No Tav che da 25 anni lotta contro quest’opera inutile, dannosa e imposta.
Oggi, mi sento pure contento di essere cittadino di Rivalta il cui Sindaco, insieme a quello di Torino di Susa e di Napoli, ha scritto una lettera ai parlamentari italiani per chiedere di non firmare quella ratifica.
Mi sento fiero di aver fatto nascere dieci anni fa, insieme ad altri amici, il Comitato di Rivalta e poi il coordinamento Valsangone e collina morenica. Oggi siamo più vivi che mai.

tav-mafia_nuovaMarco: Tav = Mafia. Questa la scritta che campeggia a caratteri cubitali sul fianco del Musinè.
Impossibile non notarla. La vidi la prima volta durante una sgambata in mountain bike otto o nove anni fa. È stata quella la molla che mi ha spinto a farmi le prime domande.
Perché qualcuno si era preso la briga di salire fin lassù e mandare un segnale come questo?
Cosa c’era realmente dietro?

Gino: Insieme ad alcuni amici rivaltesi ebbi in seguito l’opportunità di avvicinarmi a quel gruppo di NO TAV, che nel frattempo era aumentato di numero e si era strutturato in Comitato, partecipando ad alcune loro assemblee pubbliche, alle loro marce di protesta, prendendo così coscienza dell’entità e della gravità dei danni provocati dall’eventuale realizzazione del progetto di nuova linea ferroviaria.

Rinuccia: TAV – VAL SUSA – COLLINA – RIFOGLIETTO – VIGNA!!!
Queste le parole chiave che fecero scattare l’allarme in casa nostra, soprattutto la parolina VIGNA. Ora, cosa questa rappresenti per i nativi rivaltesi è qualcosa che ancora oggi non riesco a spiegarmi, ho però imparato che puoi togliere loro qualsiasi cosa, ma non quel pezzo di terra, insomma la vigna è sacra. Quindi, benché mio marito non fosse del tutto contrario al TAV, iniziò a preoccuparsi del come e del dove.

Filo: Quando mi chiedono di dove sono, non so mai che dire. In base a che criterio rispondo? Il mio accento, la provenienza dei miei genitori, il comune dove sono nato, quello in cui ho vissuto più a lungo, quello dove vivo ora?
Di dove sei che significa? Può voler dire: a quale luogo la tua storia è più legata?
Suona bene? Suona giusta?

Carlo: Non l’ho mai presa la tessera del comitato No Tav di Rivalta.
Non l’ha mai presa nessuno. Non c’è tessera, né quota associativa, né registro presenze.

Gino: L’adesione a questa forma di opposizione ha poi avuto come seguito la partecipazione ad una azione fortemente simbolica, ovvero l’acquisto, unitamente a migliaia di altre persone, di un metro quadrato di terreno nel comune di Venaus, terreno sul quale avrebbe dovuto sorgere il cantiere TAV.

Marco: A dire il vero la valle è disseminata di simboli, bandiere ai balconi, adesivi, il presidio No Tav di Villarbasse presso il quale mi fermavo nel tentativo di approfondire.
Poi la svolta definitiva con l’incontro alla scuola Steiner di Torino organizzato dal movimento durante il quale Luca Giunti demoliva le argomentazioni dell’opera con grande perizia.
Fu come prendere la pillola rossa. La tana del Bianconiglio si rivelò a me in tutta la sua profondità.

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Manifesto della prima Marcia No Tav a Rivalta

Rinuccia: Partecipammo ad un incontro al Mulino, potrebbe essere proprio il 6 dicembre, pioveva e c’era molta gente, tanto che ci toccò restare fuori. Nel novembre 2009 eravamo presenti alla marcia al Rifoglietto insieme ad un buon numero di persone. Di quel giorno ricordo i “ragazzi” ed il trattore della raccolta carta e un negoziante del centro che mi confessò di aver abbassato le serrande perché i No Tav avrebbero potuto sfasciare tutto ( non era l’unico).

Gianni: Dieci anni fa, facemmo la prima assemblea al Mulino di Rivalta in cui chiamammo i cittadini rivaltesi a riflettere e discutere sul non senso di quell’opera.
In quegli anni, facemmo anche le prime “gite” in val Susa per essere vicini ai comitati che lassù studiavano, approfondivano, lottavano contro quel treno.

Filo: Pensando ai dieci anni del comitato No Tav di Rivalta volevo scrivere un raccontino, avevo immaginato uno speakeraggio cazzone e commosso di una proiezione di diapositive. Passavo in rassegna tutti i momenti topici della mia partecipazione al movimento No Tav, al comitato di Rivalta e al coordinamento della Val Sangone e della Collina Morenica. Ma non ero convinto per niente.
Lo stratagemma narrativo che avevo in mente ricordava davvero troppo quelle serate ammazzagioia in cui ti facevano vedere i primi cinque caricatori delle foto del matrimonio. Allora ho deciso di scrivere un’altra cosa.

Carlo: Se penso alla mia storia No Tav, devo mettere in fila, a partire da quella tesissima manifestazione del 4 aprile 1998 ad oggi, eventi più importanti a episodi quotidiani. E il comitato è la quotidianità della lotta, che passa attraverso relazioni, birra e caffè, volantini e riunioni oltre che a marce, cortei e assemblee.

manifesto25setGino: Quando poi il progetto della nuova linea ferroviaria venne modificato andando ad interessare direttamente e pesantemente il territorio di Rivalta fu conseguente la decisione di dare vita al Comitato NO TAV Rivalta con l’organizzazione dei primi incontri, le prime assemblee, i primi dibattiti pubblici per avere modo di capire e approfondire i problemi, l’organizzazione di marce di protesta (civili e pacifiche), utili anche a richiamare l’attenzione di altri cittadini e di pubblici amministratori.

Filo: I luoghi in cui abbiamo imparato, in cui abbiamo tessuto amicizie, in cui ci siamo sentiti utili, in cui abbiamo donato qualcosa e abbiamo ricevuto senza che chiedessimo; quei luoghi nei quali abbiamo lottato, sperato, imprecato, messo a disposizione braccia, testa e cuore; a tutti quei luoghi noi apparteniamo. E ci appartengono, quei luoghi.

Rinuccia: Sulla questione bandiera finii in minoranza. Dieci anni fa eravamo in quattro, i nostri figli vivevano ancora con noi, ed il risultato della consultazione fu di due no, un ni e un solo sì, ma si sa che nella vita basta aspettare. Per problemi vari, diciamo indipendenti dalla nostra volontà, non partecipammo alle iniziative che seguirono, tuttavia arrivavano notizie ed informazioni sia via mail, sia da amici e conoscenti che invece seguivano attivamente le molteplici iniziative. Tornando a noi, come ben sappiamo, giunse il giorno delle “trivelle”.

Marco: Sentimenti misti e a volte contrapposti si sono accavallati nel tempo. Stupore, delusione e soprattutto rabbia. Scoprire che alcuni politici, nei quali avevi riposto fiducia, non sapevano nulla o mentivano su tutto, così come l’informazione e gli organi di stampa, è stato sulle prime destabilizzante. Oggi ho imparato ad accettarlo. Sono fatti così

Gianni: Oggi, sono pure orgoglioso perché questo nostro impegno fatto di riunioni, assemblee, manifestazioni, volantinaggi e imbandieramenti spesso notturni, hanno costituito per noi una straordinaria esperienza di amicizia e di politica attiva dal basso.
Oggi, mentre un parlamento per la gran parte fatto di gente sempre più distante dai bisogni quotidiani delle persone, ratificava il via libera all’opera ripenso con benevolenza alle notti passate al presidio di Villarbasse per vigilare sull’eventuale arrivo delle trivelle in zona, alle notti passate a Chiomonte di fronte al cantiere, all’esperienza di socialità e di approfondimento politico nei giorni della Maddalena, ai gas dei lacrimogeni respirati tra i sentieri.

Filo: Allora, se penso a un posto in cui ho imparato a essere una persona un po’ più migliore, un luogo in cui ho conosciuto tante persone generose; se penso al luogo in cui ho potuto proseguire gli interminabili corsi di perfezionamento per imparare a discutere e a confrontarsi; se penso al luogo in cui ho capito che il cinismo è un’arma spuntata e che il coraggio, anche quando non ce l’hai, lo si può imparare, così come la stima e il rispetto di sé; se penso al luogo in cui ho imparato a conoscere davvero e profondamente i posti in cui ho vissuto, quel posto non può che essere un contesto: il movimento No Tav, con le sua varie dislocazioni: la Val Susa, la Val Clarea, la Collina Morenica, il nostro presidio e i luoghi in cui si riunisce il comitato di Rivalta.

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7 giugno 2016. Le Trivelle a Rivalta.

Marco: Ecco perché nonostante abitassi lontano dalla valle decisi che l’unica cosa da fare era impegnarsi in prima persona. Era ed è una lotta di buon senso, di legalità. Una lotta “giusta” perché non riguarda solo gli abitanti della valle. Ha a che vedere con il modello di sviluppo che vogliamo per noi e per i nostri figli. Ed è, a mio giudizio, indipendente dal periodo di grande crisi che sta attraversando l’Italia. Questa linea, la devastazione che comporterebbe, è sbagliata anche fossimo il paese più ricco del mondo.
Dobbiamo avere cura del territorio, delle risorse naturali, dell’acqua, degli alberi. Ne va del nostro futuro.

Filo: Nel 2004 ho fatto la mia prima manifestazione No Tav, da allora ne ho fatto tante altre, ho visto fatti più gravi e partecipato a iniziative ben più tese, ma non mi sono mai sentito come il giorno delle trivelle.

cartelloRinuccia: Gulp! Dopo la vigna e il Rifoglietto, un altro luogo sacro, anzi più sacro. Cappella millenaria, santo patrono, opere di inestimabile valore artistico e devozionale. Rimasi molto colpita dallo schieramento di forze dell’ordine a bloccare le vie di accesso a San Vittore, compreso il cimitero. La sera con Franco (lo stesso marito di dieci anni prima) ero presente all’assemblea sotto l’Ala e alla marcia che seguì.

Gino: Da allora (sono passati dieci anni) le iniziative sono state numerose, come numerosi sono stati i rivaltesi che nel tempo hanno preso coscienza del problema TAV, donne e uomini, giovani e anziani, studenti, insegnanti, operai, impiegati, artigiani e professionisti, tutti quanti accomunati dalla passione per l’impegno civile, disposti a “metterci la faccia”, a impegnare tempo ed energie, con l’unico scopo di contribuire, se possibile, a fermare un progetto che, per quanti hanno voluto correttamente informarsi, appare con molta evidenza non strettamente necessario, devastante per il territorio e l’ambiente ed enormemente dispendioso per le casse dello Stato e di conseguenza per tutti noi cittadini.

Carlo: Quando riesco ci sono.
Ormai quasi solamente per iniziative pubbliche, ma ci sono.
Mai mi sono sentito estraneo, ma sempre parte, dalla stessa parte: e non perché si indossa una maglietta per cui ci si riconosce, ma perché si è sempre accolti, perché ci si sente necessari, ma non indispensabili, perché si condivide un’idea di mondo che ci spinge ad impegnarci nella stessa direzione.

Gianni: Tutte queste, e molte altre cose, sono solo un piccolo dovere quotidiano per cercare di costruire una società più vivibile, equa ed accogliente, dove le risorse sono impiegate per la messa sicurezza del territorio e delle scuole o per ridare casa più velocemente alle persone colpite dal terremoto.
Una società dove non si possono tollerare i morti in mare e una guerra come quella in Siria… perché la nostra resistenza è si contro un treno, ma è sopratutto per dare spazio a priorità oggi non consuete.

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7 giugno, Rivalta risponde. Le trivelle non le vogliamo.

Rinuccia: Nei mesi successivi partecipando agli incontri ed alle iniziative del comitato mi sembra di aver capito che il Ni Tav non esiste, che occorre tornare ad essere comunità, che le radici ed i territori vanno difesi ad ogni costo, soprattutto per chi verrà dopo di noi, che le battaglie vanno combattute e che . . . ho ancora molto da imparare dai miei compagni di viaggio, quelli con i quali ho deciso di percorrere un pezzo di cammino della vita consapevole della nostra diversità, ma anche del fatto che sono molti di più i valori che ci uniscono di ciò che potrebbe dividerci.

Gianni: “Guardiamo oltre, abbiamo già perso troppo tempo” ha detto oggi Chiamparino. Non capisco persone, che mi sembrano per bene come lui o il ministro Del Rio, perché sponsorizzino una cosa del genere. Non capisco davvero, perché alcuni politici come questi, decidano di sottomettersi così agli interessi dei comitati d’affari, al liberismo selvaggio, ai mafiosi e ai poteri militari che quasi sempre, sono dietro le grandi opere del nostro paese e di tutto il pianeta o almeno, dietro quelle inutili, dannose ed imposte.

Carlo: Quando riesco ci sono. Quando serve ci sono. Ma la tessera no, non la voglio. Non ne ho mai avute.

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9 luglio 2016. Pronti alla passeggiata esplorativa

Marco: Il movimento No Tav non è solo un movimento di opposizione ad un’opera strategicamente fuori tempo. È soprattutto un luogo dove si confrontato anime, tra loro profondamente diverse, con l’obiettivo del bene comune.
Sono orgoglioso di farne parte.

Filo: Ma la partecipazione massiccia di quel giorno è anche frutto di questi dieci anni di lotte, assemblee e controinformazione. Lotte a cui ho partecipato e che mi hanno dato tanto. Anche una cittadinanza.
Fammela ora la domanda.
Di dove sei?
Sono di Rivalta. Sono un No Tav.

Gianni: Oggi, penso che non bisogna guardare oltre ma dentro e più lontano.
La strada è lunga ma la percorreremo tutta, e quando ci fermeremo noi continueranno altri, perché i cittadini che vogliono opere piccole, o anche grandi ma utili, non si arrestano.
Con il Comitato di Rivalta e con il coordinamento Valsangone continueremo. Quando verranno per iniziare i lavori da noi, spero mai, noi saremo lì per cercare di fermarli e farli inciampare sulle loro contraddizioni e sulle loro bugie.
Forse oggi, non è tempo di celebrare anniversari del Comitato di Rivalta ma è tempo di diventare con gioia più determinati. Un po’ come diceva lo slogan delle feste No Tav organizzate nei nostri territori: “Non hay lucha sin alegria”

Rinuccia: Dimenticavo, la bandiera adesso c’è !

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